27 gennaio 2012

25 gennaio 2012

brodo gratuito alle mandrie ingovernabili

Da due giorni imperversano in città figuri che distribuiscono gratis i brick di brodo star. Mi chiedo se sia una semplice attività promozionale. Quanto costa dare via ettolitri di brodo? Così, chiedo per curiosità.
Forse è un esperimento di sociologia avanzata, per carpire le reazioni delle folle a situazioni non consuete. Insomma, voglio dire, è solo la gratuità che trasforma la gente in mandria ingovernabile, nonostante la distribuzione sia estemporanea e la maggior parte di quelli che si affollano intorno vedono che si tratta di brodo solo all'ultimo momento?
O sennò non resta che da pensare male (#sciechimiche et simili): cosa c'è nel brodo che tutti accorrono come se non mangiassero da una settimana?
Sono riuscito a convincere mia madre a non aprirlo ancora. Aspetta a vedere se ci sarà un'epidemia di mal di pancia in città, le ho detto. Per ora mi ha dato retta. Anzi, poi me lo ha offerto pure. Ho declinato.

12 gennaio 2012

6 corse di taxi

Che mi ricordi ho preso il taxi solo sei volte in vita mia. La prima ero piccolo, negli anni '70. Stavamo tornando da un viaggio, ci trovammo alla stazione all'orario di cena; mia madre, prima di salire su un autobus per poi rischiare di non trovare la coincidenza con un'altra linea decise questa novità assoluta.
Ricordo ancora la mia meraviglia. Ricordo ancora meglio che il taxi si sbagliò di strada, e pure le discussioni tra il tassista e mia madre sull'importo della corsa, visto che il primo voleva l'importo del tassametro e la seconda non ci pensava nemmeno a darglielo.
La seconda volta fu a Londra. Di ritorno dal centro, ultima corsa della metro fino a Heathrow, più nessuna navetta per l'albergo. Ibis hotel, dico io. Aibis hotel, fece lui. Tariffa notturna, taxi che si muove ad una velocità di crociera da lumaca, tassametro che corre all'impazzata. La netta sensazione, non solo mia, di essere stati raggirati.
Un salto di altri 10 anni ed eccomi nel quartiere Flaminio a Roma. Suggerisco ai colleghi di altre ong che per tornare verso Termini c'è il tram lì nella strada parallela e poi la metro. Non so, ancora oggi non riesco a farmi un'idea esatta della loro reazione, sarà stato che erano di Milano e di Torino. Insomma, venni guardato come se avessi proferito una frase senza senso. E così eccoci tutti e quattro su un taxi, diretti a Termini. Corsa gentilmente offerta da uno di loro, che tanto gliela rimborsavano; e smadonnamenti del tassista perché Termini doveva essere solo la prima tappa della corsa mentre uno, salendo, si era fatto sfuggire l'intenzione di proseguire per Fiumicino.
Le ultime tre volte furono durante l'ultimo viaggio compiuto in Tanzania. Una per andare alla piscina di Dodoma (sì a Dodoma 10 anni fa c'era già una piscina, ovviamente gestita dal club degli inglesi. Più cloro che acqua). Una per andare al mercato dell'ebano a Dar es Salaam, e un'altra per andare all'aeroporto per il volo di rientro. La tariffa, una volta comunicata la destinazione, veniva contrattata prima di montare in macchina. Il tassista sapeva di fare un affare, e noi sapevamo che qualsiasi prezzo avessimo strappato ci sarebbe comunque andata male. Ma con una consapevolezza: diventavi Il Cliente, consigli, suggerimenti, vi vengo a prendere tra un'ora qui sotto questo albero, non prenda quegli anacardi da questo venditore ma quelli da quest'altro.

Nulla di ché, troppo poco per farci un qualcosa che vada oltre un banale post. Noto solo che per trovare un valore aggiunto al servizio di taxi ho fatto qualche migliaio di chilometri.
Non so, non credo siano state le mie estemporanee esperienze a farmi pensare che sì, è una cosa giusta liberalizzare le licenze. Più che altro è la consapevolezza che se si è fatto mercato di una licenza pubblica che è stata assegnata non si può poi dettare le regole per far sì che mantengano un valore che, ricordiamolo sempre, nominalmente è pari zero.

10 gennaio 2012

la mafia del pancarré

Presente le scie chimiche? Mai sentito del complotto pluto giudaico massonico? Ecco, nulla al confronto.
Il thriller più misterioso, più irrisolvibile, più insolubile ve lo servo qui.
Sono quattro mesi (4) che alla coop è introvabile il pane da toast a marchio coop, sia nella confezione da 12 fette, sia in quella comoda da 6 + 6. Gli scaffali dedicati sono costantemente e miseramente vuoti. L'unico che si riesce a trovare è il pane da toast della barilla. E voi sapete quanto a me disturbi fare acquisti di marchi mainstream. Ho resistito, resistito e resistito. Ma solo per tre mesi, poi ho capitolato e mi son comprato, sì lo confesso, il pancarré del mulino bianco.
Perché non c'è più? Quale misteriosa organizzazione agisce contro i clienti coop e i prodotti a loro riservati? Per quali motivi l'associazione dei panificatori dei pani finti ha interrotto i suoi comunicati da, guarda caso, quattro mesi? Come mai non ci sono più le rilevazioni dei prezzi alla produzione del grano ucraino né di quello kazako ma bensì solo quelle delle farine turche? Il cartello di Calì sta svolgendo un qualche ruolo? Cosa ha da guadagnare la mafia del pane da toast nel boicottare il marchio coop? E ancora, è l'astinenza da ingredienti segreti del pane da toast coop, sono gli altri ingredienti segreti del mulino bianco, oppure è la commistione di questi due motivi a farmi sragionare così?

07 gennaio 2012

Italy is waiting for OneD (ma anche no)

Incuriosito dall'aver trovato tra gli hashtag di twitter (quelli di livello universale, mica solo 'tagliano, che qui ci si distingue) questo accenno che l'Italia sta aspettando questo ONED, clicco sull'hashtag stesso e mi vedo una infinita lista di tweet semidemenziali che mi fanno capire nel volgere di qualche istante che, primo, l'hashtag è usato da delle invasate che si sono fatte non si sa come un account su twitter, secondo, che questo OneD trattasi di boy band anglo-irlandese. Il nome è Uan Dairecsciòn.
Nome che avevo già sentito, o forse nome che ti richiama sempre un qualcosa di familiare, qualunque background cultural musicale uno abbia. Questi ragazzini, tra i 17 e 20 anni, hanno partecipato all'ics factor inglese due anni fa, sono arrivati terzi, nello scorso autunno hanno pubblicato il loro primo album, e sono attualmente in tour, il primo, in giro per le isole britanniche.
È tutto come già visto e rivisto. Questi forse, modesta opinione, hanno già pianificato tutto ancor prima di partire. Il loro sito, che ho visitato per voi giusto per farvi risparmiare la fatica (a meno che non siate loro carampane 15enni) e che quindi non vi linko, è già predisposto per 15 paesi 15. Il canale su iutiub, l'account su twitter con già un milione e centomila followers, il profilo su fb, e chissà quant'altro.

Due domande su tutte mi attanagliano in questo weekend d'inizio anno.
1. Quanti dei cinque, entro diciamo un paio d'anni, faranno coming out? Queste operazioni commerciali in genere ne danno uno di default, magari questi avranno bisogno di una scossa tra un po'.
2. Ma le boy band non erano finite col 360° Tour?

05 gennaio 2012

Santorum e il giornalista ignorante

'Stamani ho chiamato il Tirreno e gliene ho dette quattro'.
Così sono stato accolto da mia madre arrivando a pranzo a casa dei miei.
Su un articolo pubblicato oggi, venivano ricordate le origini italiane del candidato repubblicano. Il nonno, dice, è emigrato in America da Riva del Garda, cittadina lombarda.
Tutta la trentinità di mia madre si è abbattuta sul centralinista del giornale, il quale sembra sia rimasto particolarmente basito al passaggio 'ma quel giornalista la conosce la geografia?!'.
Un laconico 'riferirò' è stata la sua unica via di scampo.

04 gennaio 2012

serio con classe

O forse no, è stato ironico. Ma vedendolo in televisione e basta, mica lo conosco, il dubbio che abbia voluto essere solamente serio è più che lecito. In fin dei conti il tutto è nato da una interrogazione parlamentare che, si sa, è seria a prescindere dai contenuti.

Il Presidente Monti non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero relativamente elevato degli invitati (10 ospiti), possano esservi stati per l’Amministrazione di Palazzo Chigi oneri lievemente superiori a quelli abituali per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente.