20 settembre 2010

dopo 140 anni

L'anniversario della presa di Porta Pia era bello e sepolto negli annali storici di questa nazione, non fosse stato per il risorgere di una sempre più pervicace azione sul mondo politico nostrano -ché sul resto della cittadinanza ormai aveva già perso moltissimo mordente- proveniente da oltretevere. Insomma, come spesso succede, le cose in Italia prendono delle pieghe differenti rispetto a banali logiche, e pure rispetto alle esperienze estere. Così gli impulsi a moralizzare cristianamente la vita pubblica invece di affievolirsi negli ultimi anni (lustri?) si sono moltiplicati, avendo quanto meno come contraltare il risveglio, ancora troppo debole, di una coscienza laica.
Oggi per la prima volta l'anniversario del 20 settembre è stato celebrato ai più alti livelli con anche la presenza del segretario di stato vaticano. Il quale, un cardinale non parla mai a vanvera, sottolinea il riconoscimento da parte del Vaticano dell'indiscussa verità di Roma capitale d'Italia.
Peccato si sia casualmente scordato che sì, l'obbiettivo era di portare la capitale a Roma, e al tempo stesso di arrivare al completamento dell'unità della nazione, ultimo a cedere proprio lo stato pontificio, cancellato dalla breccia.
A parer mio se queste celebrazioni fossero continuate non solo oggi ma anche per altri 140 anni senza il rappresentante vaticano sarebbe stato meglio. La celebrazione col cardinale di fatto svilisce il ricordo stesso dell'evento. Perché se oggi veramente dovessimo celebrare il grande rapporto tra stato e chiesa allora non avrebbe più senso parlare di 20 settembre 1870.

Nessun commento: