28 dicembre 2008

come ci si dà ragione tra razzisti

Ho terminato, dopo tantissimo tempo dall'inizio, il libro Intelligenza e pregiudizio, di Stephen Jay Gould. Il tempo di lettura è stato influenzato in realtà dal penultimo capitolo del libro, il 6°, dedicato principalmente all'analisi fattoriale, di certo non tra le mie passioni più grandi e, soprattutto, tra gli argomenti più compresi. Per cui il libro, quasi terminato, è rimasto per più di un anno sul comodino in attesa che mi ritornasse la voglia.
Nel corso della storia, si è andata formando l'idea che l'intelligenza potesse essere un qualcosa di oggettivamente misurabile. Nel libro vengono date informazioni, dimostrazioni, confutazioni a tutti gli aspetti e studi che hanno nel corso di oltre un secolo, a cavallo tra '800 e '900, portato numerose menti a perdersi nei meandri dei loro, ma non solo, razzismi. In pratica con quest'opera Gould toglie quella parvenza, di cui si volevano ammantare, di scientificità ai genitori del Quoziente d'Intelligenza, misura ultima di una serie di abilità, in realtà solo in parte misurabili, in parte no, e comunque non correlabili tra loro.
Non si tratta solo di speculazioni intellettuali, con i loro studi alcune delle persone che segnalo in fondo al post, hanno gettato le basi ai programmi di sterilizzazione di massa avvenuti negli anni '20 negli Stati Uniti; hanno dato adito alle più becere selezioni degli immigrati, italiani compresi, che raggiungevano Ellis Island già ad inizio '900; hanno dato fiato alle politiche segregazioniste; hanno piegato non solo la storia umana ma anche la biologia ai loro istinti spianando la strada al determinismo biologico e all'innatismo del QI a seconda dei gruppi sociali o razze di appartenenza.
Non tutti coloro che elenco sono in realtà dei teorici del razzismo, assolutamente no. Il fatto è che quasi tutte queste persone, alcune delle vere e proprie personalità, hanno ciascuna con una parte della propria opera alimentato i loro pregiudizi e quelli dei loro successori. In alcuni casi giungendo a leggere solo i dati per loro utili e a disinteressarsi di quelli che confutavano le loro attese finali.
In futuro, sentendo argomentare sul QI e su qualcuno di questi studiosi, basterà fare riferimento a questo libro per avere una visione più completa di quello che stiamo leggendo o ascoltando e, soprattutto, per avere una base che fornisca dei dubbi a delle argomentazioni che vengono sempre presentate sottoforma di verità.
Si pensi, a titolo di puro esempio, che mentre Binet cercava un metodo puramente pratico, attraverso dei test, per evidenziare delle lacune di apprendimento nei giovani scolari francesi in modo da predisporre dei programmi di recupero da rivolgere loro - ben consapevole dei rischi che una lettura disattenta, o artificiosa, dei suoi studi poteva alimentare la voglia di selezione sociale e razziale che c'era all'epoca- ecco che negli Stati Uniti Terman introduceva il test Stanford-Binet dandogli metodo e finalità del tutto slegate dall'opera originaria per conseguire proprio le paure di Binet stesso.


Alcuni personaggi predarwiniani:
Luis Agassiz, teorico della poligenesi (razze umane come specie separate)
Samuel George Morton, empirista della poligenesi.
Gli altri postdarwiniani:
Francis Galton, quantificazione e misurabilità di qualsiasi cosa
Paul Broca, craniometria
Cesare Lombroso, antropologia criminale
Alfred Binet, la nascita del QI
Henry Herbert Goddard, l'intelligenza come gene mendeliano
Lewis Madison Terman, il QI innato
Robert Mearns Yerkes, l'army mental test
Cyril Lodowic Burt, correlazione, causa e analisi fattoriale
Charles Edward Spearman, padre del fattore g: l'intelligenza generale
Louis Leon Thurstone, i vettori della mente quali fattori sostitutivi al fattore g
Arthur Jensen, rinascita della g di Spearman
Richard J. Herrnestein e Charles Murray, autori di The Bell Curve, una delle più grandi boiate mai scritte. Hanno a mio parere la grave colpa di aver pubblicato il loro lavoro negli anni '90, decenni dopo l'opera di qualsiasi altro studioso qui citato, e ben 13 anni dopo la prima edizione di Intelligenza e Pregiudizio. Unico rammarico: la pagina su wikipedia non riporta, tra le fonti critiche, il libro di Gould quando questo, nella sua ultima edizione, ha risposto dedicando un capitolo allo smascheramento delle falsi novità portate in The Bell Curve.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma io sono a favore di Lombroso, anzi la sua opera dovrebbe essere rivalutata, certe volte vedi certe facce che dicono tutto :)

SacherFire ha detto...

Bene, allora decidiamo di applicare il metodo Lombroso alle indagini poliziesche e, soprattutto, mettiamolo a disposizione dei tribunali (come tra l'altro fu fatto): a te, con quella ghigna!, va bene una cella con una finestrella 50cmx50cm? D'altronde non sembri "del tutto" cattivo, di un po' d'aria ne hai diritto ;-)