12 luglio 2008

colori della musica

In una intervista ormai non più recente Prince parlava dei musicisti che lo avevano influenzato. Tra questi metteva Joni Mitchell dalla quale aveva imparato il colore della musica. Basta recuperare quella intervista per capire meglio, o ancor di più basta ascoltare direttamente Joni Mitchell, cosa intendesse.
Non è stata la prima volta che qualche artista mi ha fatto scorgere il significato di questa espressione. Uno fu ad esempio, ben 15 anni fa, Peter Gabriel. Ieri sono stati i Sigur Rós. Entrambi questi concerti si sono svolti a Firenze che, a questo punto di diritto, viene elevata al rango di città del colore della musica.
Come molti ma non tutti i gruppi musicali, i Sigur Rós hanno una duplice anima. Una che si rivela nei loro lavori in studio, più intimi, più sognanti, e un'altra nei concerti live. Essendo stata la prima volta che li vedevo live non ho molti elementi per affermare questo se non riconoscere la loro capacità di dare un significato alla parola colore.
Un gruppo abituato ai concerti live e che conserva una capacità a dare quelle sfumature decisive per rendere un brano un percorso per sognatori.
I miei colori non sono arcobaleni bellissimi, solo semplici desaturazioni mirate: scegliere quali è come decidere quale dolce prepararsi. Un po' per gli altri, un po' per me stesso.
E per chi c'era un semplice augurio:
"bjartar vonir rætast
er við göngum bæinn

brosum og hlæjum glaðir..."

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